a cura di Alessandro Martinelli
Il celebre stilista di Anversa celebra con due libri e alcuni progetti una carriera fatta di 100 collezioni.
Un vero e proprio invito nel poliedrico mondo di Dries Van Noten, un percorso in un magico universo fatto da 100 collezioni e sfilate. “Dries Van Noten Collections 1-100”, edito da Lannoo Publishers a partire da Novembre 2017, è un box di due libri (“1-50” e “51-100”) dalla copertina dorata, voluti fortemente dal designer belga per descrivere la sua visione creativa attraverso il susseguirsi delle stagioni: non si tratta di una asettica cronistoria, ma di un percorso che enfatizza la sua attenzione per i dettagli, il suo amore per i colori, le stampe e la fantasie e rende manifesta la sua visione poetica e iconoclastica. Il libro si distingue dal precedente “Dries Van Noten: Inspirations”, che era nato come catalogo dell’omonima mostra del 2014 al Musée des Arts Decoratifs di Parigi e riguardante le idee, i temi, le ossessioni da cui parte una collezione in relazione al mondo dell’arte e degli archivi di moda.
I guru della moda Tim Blanks e Susannah Frankel guidano il lettore attraverso l’universo estetico di Dries, uno dei pochissimi rimasti ad essere indipendenti, a non utilizzare campagne pubblicitarie ma a preferire con successo l’impatto poetico del fashion show. Mentre degli ultimi anni vi è abbondante materiale digitale (ad esempio su “Voguerunway”), per quanto riguarda gli esordi e la produzione degli anni Novanta è stata compiuta una approfondita ricerca di documentazione quasi esclusivamente analogica, che ha comportato anche la creazione di una videoteca digitale .
Le copie del volume sono limitate e numerate (5500 in tutto il mondo), ricercatissime e richiestissime proprio perché rappresentano un archivio di emozioni di un grande artista.
Ogni collezione è descritta da un tema (Marble per la collezione Donna Autunno-Inverno 2008-09, Nureyev per la Collezione Uomo Primavera/estate 2015), dalla data della sfilata, da superbe locations (Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, Piazzale Michelangelo a Firenze, più recentemente l’Hotel De Ville o l’Opéra Garnier a Parigi), da una colonna sonora (David Bowie, The Rolling Stones, Bernard Parmegiani), creando una potente struttura narrativa dove è percepibile a chiare lettere il significato di “evolution” ( e non “revolution”) che contraddistingue il lavoro di quasi 30 anni.