a cura di Alessandro Martinelli
Ripercorriamo la storia di una delle più celebri designers spagnole, che ha attraversato fasi alterne nel corso della sua carriera ma ha rappresentato una terza via nel mondo della moda degli anni Ottanta e Novanta, alternativa al minimalismo concettuale della moda giapponese e alla “femme-fatale” della moda francese.
Sybilla Sorondo Myelzwynska nasce a New York nel 1963 da padre diplomatico argentino e da madre polacca, stilista di moda nota con il nome di Countess Sybilla of Saks Fifth Avenue 2. Successivamente, si trasferisce a Madrid con il padre, dove, ancora giovanissima, inizia a creare costumi, basandosi su ciò che vede nei negozi. A 17 anni, parte per Parigi e trascorre un anno nel laboratorio di haute couture di Yves Saint Laurent. Il suo primo grande successo giunge nel 1981, a soli 18 anni.
Raccolta di video di sfilate di Sybilla dal 1983 al 1985
Durante la sua prima sfilata al padiglione di Jacobo Siruela, nel 1983 stupisce il suo pubblico per l’originalità dei 40 modelli presentati: è una sfilata semi-privata, dove mette in luce uno stile personale e accattivante. La collezione costituisce una sfida allo stile femminile della power woman, allora in voga. Sono pezzi avvolgenti, scomponibili, che carezzano il corpo nei colori della natura e sono realizzati con tessuti trovati, quasi sempre, al mercato o nei negozi vintage. Questo evento attira nuove clienti che le commissionano capi su misura nell’atelier allestito in casa sua e diretto dalla sua modellista Carmen Andrés. Nonostante questo ingresso di successo nel mondo della moda, nel 1984 Sybilla afferma:
“Non voglio vendere ai negozi,
Voglio realizzare pezzi unici, trasformabili,
economici e personalizzati … “
Invitata da Juan Antonio Comín, decide di sfilare al Salón Gaudí di Barcellona: in occasione di questa prima sfilata professionale, formerà il team di collaboratori che lavorerà assieme a lei per molti anni.
“Lavoro nel seminterrato della mia casa con le mie sarte “fate madrine”
e gli amici “volontari” che vengono di notte.”
Progetta con la sua amica Gema, per l’imprenditore di Elche Rafa Boix, un paio di collezioni di scarpe che vengono presentate con successo alle fiere di Milano e New York sotto il marchio Sybilla e Gema. Tentata dalla possibilità di lavorare con mezzi economici maggiori, firma con il produttore Alberto Guardione un contratto di licenza: è così che inizia la produzione industriale delle collezioni di abbigliamento e la loro distribuzione a livello nazionale. È la nascita del marchio Sybilla.
Collezione Sybilla Autunno/Inverno 1986-87 presentata a Milano Collezioni
Le creazioni prodotte da Guardione sono presentate nelle fiere di Milano e Parigi, vengono ricevuti i primi ordini di importanti clienti stranieri (“Biffi”, “Bergdorf Goodman “,” Victoire “) e lusinghieri commenti appaiono nella stampa spagnola, entusiasta e fedele, che la consacra come ” grande promessa “. Sybilla presenta collezioni di grande successo nella passerella Cibeles per un numero crescente di adepti. Il nido d’ape gigante, l’effetto trompe-l’oeil, le sovrapposizioni, i capi modellabili da fili interni, i ricami, le perline, i colori drammatici, gli accessori eccentrici e la musica emozionante diventano trademarks delle sue sfilate.
“Nella moda francese della seconda metà degli anni ’80, da una parte avevamo un filone molto androgino (ad esempio, Comme des Garçons) e dall’altra i principali interpreti erano Mugler e Montana. Lo stile di Sybilla era soft, femminile, in un certo senso naif, ultrapersonale. Il suo mondo non ricordava nulla di quanto conoscessi”, ricorda Alexandre de Betak, fondatore del Bureau Betak, che ha mosso i suoi primi passi collaborando, ancora studente non ancora ventenne, con la stilista madrilena.
Ad ottobre 1986, apre la boutique di Madrid in un vecchio garage di un vicolo sterrato, l’attuale e celebre Callejon de Jorge Juan. Sybilla incontra i fotografi Javier Vallhonrat e Juan Gatti: il trio produrrà negli anni seguenti immagini pubblicitarie memorabili. Nel 1987 José María Juncabella, presidente di Industrias Burés, offre a Sybilla la possibilità di lanciare una linea di biancheria intima che, nel corso degli anni, diventerà un must.
L’apprezzamento crescente di Sybilla nella stampa internazionale suscita l’interesse della famiglia Zuccoli, proprietaria della fabbrica di Gibo, che confeziona e produce il prêt-à-porter della star del momento, Jean Paul Gaultier. Gli Zuccoli propongono una nuova licenza, sfilate a Milano, i migliori tessuti italiani … Il grande salto. A quel tempo, le sue sfilate a Milano sono eventi affollati e clienti si accalcano nello show-room milanese: suddivise in quattro sezioni, ciascuna con la sua musica, descrivono quello che De Betak chiama la “storia della ragazza Sybilla che cucina, lavora, esce e si sposa. Molto narrative, in pieno stile Almodòvar.”. La collaborazione con Alexandre aggiunge spettacolo, humour e charm al mondo etereo di Sybilla.
Collezioni Sybilla A/I 1988/89 – P/E 1989 – A/I 1989/90
I suoi cataloghi di allora sono magnifici: Sybilla ammalia con il suo talento e il suo nome comincia a comparire su riviste quali French Vogue, The Face, The New Yorker, Vogue Italia, Vanity Fair, Glamour, Lei, I-D …
L’anno di massimo riconoscimento del suo lavoro è il 1988: a soli 25 anni riceve il “Golden Needle of Dreams” e il prestigioso premio Balenciaga, creato dal Centro di promozione della moda del Ministero dell’Industria che mira a promuovere l’espansione e il prestigio della moda spagnola. Nel 1989, firma un contratto con Itokin, il gigante giapponese dell’abbigliamento. Subito dopo Milano Collezioni, la collezione “Winter Airport” viene presentata a Tokyo, in una sfilata che Sybilla propone come una parodia del suo stile di vita di quel momento: viaggi costanti, attività febbrili, servizi fotografici, interviste e brevi periodi di riposo. Sybilla sfrutta tutte le risorse teatrali offerte dalla passerella, dalla musica, dalle acconciature e, soprattutto, da un casting di modelle e amici trasformati in attrici spontanee di una messa in scena teatrale piena di emozioni e umorismo. Tuttavia, concepire e tenere una sfilata come questa è estenuante, soprattutto se devi farlo ogni sei mesi.
In Giappone, sviluppa una linea di cosmetici per Shiseido . Fernando Ciai inizia a produrre splendide collezioni di maglieria che stupiscono tutti. Sybilla non si ferma da due anni e mostra i primi sintomi di sfinimento: il brillante successo ha inondato la sua vita di impegni e responsabilità. Sybilla inizia a considerare di abbandonare le sfilate e di presentare le sue collezioni in modo alternativo. Presenta la sua collezione “Buenas y malas (Bene e male)” a Milano, Tokyo e New York.
Collezioni Sybilla P/E 1990- A/I 1990/91- Teatro ES A/I 1991/92
Queste creazioni rappresentano un cambiamento significativo nella sua carriera: incoraggiata dalla quantità e dalla qualità dei mezzi offerti dall’industria italiana, il suo stile diventa più complesso e comincia ad usare materiali sempre più preziosi .
Il produttore giapponese Moonbat lancia una visionaria collezione di ombrelli mentre, a Maiorca, Farrutx produce scarpe e borse sorprendenti. Nel 1991 apre a Parigi un negozio temporaneo e meraviglioso con una sfilata che sarà l’ultima della sua carriera: una performance teatrale incredibile, una collezione che è un fuoco di energia creativa. La sfilata è solo una delle attrazioni dello spettacolo che viene messo in scena: ci sono anche giocolieri, giochi, orchestra …sul quotidiano francese Libération appare la seguente recensione: “Gli spagnoli danno una lezione su come organizzare una festa a Parigi”
Pochi mesi dopo apre il negozio di Tokyo: solo i giapponesi riescono a trasformare in un fenomeno di moda di massa un marchio che, come Sybilla, ha sempre nuotato controcorrente e che, nonostante il suo clamoroso successo, commercialmente si è limitato a un pubblico certamente elitario con alto potere d’acquisto. In Giappone, Sybilla ha uno stile meno intellettuale, più accessibile ed è più economico: è l’effetto di un difficile processo di adattamento reciproco e di una lunga serie di impegni con l’equipe di tecnici della produzione, consulenti di moda e dirigenti con i quali ciascun designer deve combattere in ogni collezione. Il risultato è una bomba commerciale che persiste ancora e che, grazie ad un generoso flusso regolare di yen, le permette di disertare il mondo della moda europea, che sembra troppo sclerotizzato, artificiale e ostile. La mostra Le monde selon ses créateurs apre al Palais Galliera di Parigi, alla quale Sybilla partecipa con Vivienne Westwood, Gaultier, Romeo Gigli, Martin Margiela e Jean Charles de Castelbajac.
Nel 1992, Sybilla rimane incinta del suo primo figlio, Lucas: convinta che sarà impossibile conciliare la sua frenetica vita professionale con la maternità, decide di sospendere i suoi contratti con gli industriali italiani e dedicarsi esclusivamente alle sue collezioni per il Giappone, dove iniziano a essere vendute nuove linee di accessori: orologi, cravatte, fazzoletti … Le borse fanno in boom di vendite per anni. Il miracolo giapponese è già un dato di fatto.
Nel 1993, firma la prima collezione per il Giappone. La linea nasce con uno spirito di gioia irresistibile che viene percepito non solo nell’abbigliamento o negli accessori, ma anche nella decorazione dei primi 15 negozi. Stephane Sednaoui attenua lo stile ottimistico con inquietanti campagne pubblicitarie. Sybilla è pienamente impiegata nel fornire una personalità potente a Jocomomola. Il suo obiettivo è quello di allontanarsi il più possibile dalla marca madre. Più tardi, la rigidità del mercato giapponese costringerà ad ammorbidire il mix anarchico di forme, modelli e tecniche di lavorazione a maglia che regna nelle prime collezioni. Jocomomola è prodotto anche in Spagna e, dal 2001, apre un divertente negozio a Madrid, vicino al negozio Sybilla.
Nel 1994, dopo aver scelto una strada trasversale, Sybilla vede realizzato uno dei suoi sogni, ed è in Giappone. I suoi vestiti vendono da soli, senza interviste, senza sfilate, senza imbrogli o campagne pubblicitarie. Sybilla non vuole essere una “grande designer”, né una stella della moda, né tanto meno una figura pubblica. Vuole semplicemente fare vestiti. Lo splendore del mondo della moda l’ha abbagliata per un breve periodo. Partecipa alla mostra Modes Gitanes con un abito ispirato al famoso pacchetto di sigarette.
Nel 1995, Blanca Lí, una coreografa di Granada che vive a Parigi ed è anche un’amica, ordina a Sybilla i costumi di uno spettacolo ambizioso che sta preparando sulla leggenda di Salomé. Sybilla realizza un mix di tipici costumi music-hall in maglieria molto essenziale e abiti “sonori” molto impressionanti che, durante la coreografia, partecipano alla realizzazione della musica. In quello stesso anno, propone la sua prima collezione di abiti da sposa, che è un’altra delle linee di lavoro di successo della casa. In estate nasce il figlio Bruno, al quale Sybilla si dedica completamente.
Nel 1996, Louis Vuitton, in piena ristrutturazione della sua immagine, commissiona a Sybilla e ad altri designers il design di una borsa che utilizzi il classico logo, di cui viene celebrato il centenario. Sybilla costruisce uno zaino con un ombrello incorporato intitolato “Shopping sotto la pioggia”. Le prime candele firmate Sybilla appaiono sul mercato, prodotte dalla catalana Cerabella Cerabella, tra cui la candela “Candelabro” che diventa rapidamente popolare.
Il 1996 è anche l’anno in cui disegna la celebre tuta España: un abito in crepe di seta nera, che sottolinea e valorizza il corpo della donna, con una scollatura rotonda sul petto e sul retro, non ha maniche ma cinturini. Presenta una caduta rinforzata da una fodera dello stesso tessuto della tuta, è lungo fino a terra e finisce in una piccola coda nella parte posteriore. La linea del vestito, in linea con il minimalismo che prevale a metà degli anni ’90, è sobria e raffinata. L’originalità del suo design è focalizzata sul suo fronte, più specificamente sul busto, fatto di forme arrotondate e arrotondate, unite con fili di nylon invisibili, che formano una sorta di mosaico senza bordi, eliminando tutto ciò che è superfluo, anche le cuciture.
Il disegno che forma il collage riflette in queste forme gli stereotipi che caratterizzano la cultura spagnola, come il toro, il sole e la croce latina che simboleggia l’importanza della religione. Sybilla non solo riprende l’idea de “The Little Black Dress”, il vestito nero, molto in voga nel mondo della moda grazie a Chanel, ma si collega anche con la più pura tradizione del nero nell’abbigliamento spagnolo.
Nel 1997 realizza una linea di abiti da festa: Sybilla noche. Nel 1998 firma le licenze in Spagna per distribuire linee di tappeti, candele, oggetti decorativi in argento, lenzuola, asciugamani, accappatoi, piastrelle idrauliche …
Nell’anno 2000 le presentazioni private della linea Sybilla noche a Parigi riscuotono un nuovo successo clamoroso. Sybilla non cessa di creare : nel 2003 firma un contratto con la società Pier, produttori veneziani giovani e anticonvenzionali. Di nuovo la designer vende a Milano e apre uno store Sybilla e Jocomomola in Cina: il marchio continua a trionfare. Il 2003 è anche l’anno in cui Sybilla celebra i suoi 20 anni di professione, con una brillante mostra retrospettiva a Barcellona. Lo slogan del catalogo intona un “venti non è niente … e felice è lo sguardo”.
Con lo stesso spirito, continua a lavorare e progettare dalla sua casa a Maiorca. Impegnata nei loro ideali e diffondendo i valori che pensa dovrebbero prevalere nel mondo, come il rispetto per l’ambiente, la sostenibilità e gli effetti – a volte dannosi – della globalizzazione. Sybilla è fedele alla sua filosofia e preferisce rimanere fuori dalle grandi correnti alienanti della fama dei media. Nel 2005, Sybilla decide di prendere le distanze dalla società da lei fondata per poi tornare dopo dieci anni di assenza nel 2015 , recuperando la proprietà del marchio, precedentemente venduto a Martin Varsavaky e Miguel Salis, fondatore di Jazztel .
“La moda è nel mio sangue, quasi una dipendenza: dovevo rifarlo”, ha detto durante una presentazione della sua collezione primaverile a Parigi.
Durante la sua pausa di 10 anni, Sybilla è stata tutt’altro che inattiva, dedicandosi a una vasta gamma di progetti, dall’organizzazione di seminari sul design sostenibile e la responsabilità sociale nella sua casa nelle montagne della Sierra de Tramuntana a Maiorca al lavoro come presidente di Fabric for Freedom , una fondazione che promuove la produzione di tessuti creati con materie prime provenienti da cooperative agricole, sociali e artigianali. Tutto questo buon lavoro è tradotto in modo eco-sostenibile, creando una moda per donne reali: “Voglio dare loro fiducia e forza, una sensazione di bellezza naturale, di facilità senza sforzo. I vestiti devono essere indossati con amore, emozione e orgoglio “, ha detto.
Il suo marchio di fabbrica è ancora uno stile liquido e fluido, la linea che accarezza i fianchi, che esalta la rotondità delle spalle, che allunga la scollatura con décolleté dal design accattivante. Gli abiti sono tagliati per nascondere o rivelare con una sensualità gentile ma seducente. Sono anche abiti “belly-friendly”, tagliati per distogliere l’attenzione da quel punto del fisico femminile notoriamente non così perfetto. “Le mie forme sono rotonde, basate sul cerchio. Possono trasformarsi per proteggere o esporre. Le donne sono guerriere, e voglio dar loro un’armatura che può essere leggera e forte allo stesso tempo!” . Sybilla sperava che le vendite e, soprattutto, qualche grande investitore l’avrebbero accompagnata a decollare e diventare di nuovo un riferimento ma negli ultimi quattro anni il mercato ha remato contro, con debiti che si sono accumulati e con sole vendite in Giappone, da cui arriva il 60% del suo fatturato annuale. Il resto proviene principalmente da licenze di marketing. L’ultimo Natale è stato drammatico nel laboratorio Proesa-Sybilla, situato nel quartiere Carabanchel di Madrid. Un grande gruppo spagnolo era deciso a prendere le redini di Sybilla e infine a rafforzare il progetto, ma l’accordo è sfumato all’ultimo momento: è stato uno shock per Sybilla, che deve decidere se dichiarare bancarotta e chiudere o sopravvivere pochi mesi in cambio di una drastica riduzione dei costi, incluso il pagamento delle buste paga.
“I lavoratori adorano Sybilla, la sua storia è molto bella e ci sono impiegati che sono con lei da più di 20 anni, motivo per cui lo sopportano e continuano a poggiarsi sulla sua spalla”, dice un ex operaio. L’accordo fallito è arrivato nel momento peggiore, proprio quando Sybilla ha dovuto rimborsare il prestito che Itokin, il suo partner giapponese, aveva fatto nel 2014 per aiutarla a decollare. In particolare, 1,2 milioni dovevano essere rimborsati a Gennaio. Sybilla non ha potuto risolvere i problemi da sola e da allora Itokin ha accumulato il debito in “royalties”, strangolando ancor di più le entrate del marchio, che oggi, mercato giapponese e licenze escluse, si riduce a abiti su misura (sposa e notte) e alla produzione di cashmere eco-sostenibile in Mongolia. Nel frattempo, la compagnia deve continuare a pagare 200.000 euro all’anno ai suoi creditori. Un esempio dei tempi che il marchio sta vivendo è stato il party di apertura del proprio negozio a Madrid, all’inizio dello scorso dicembre. L’evento è stato più simile a una festa paesana, con birra e musica fornite gratuitamente dagli amici di Sybilla, che al classico red-carpet che i grandi della moda di solito organizzano. L’intero quartiere di Chueca ha appreso, in mezzo alla festa di strada, che Sybilla era tornata. Sebbene l’accordo con un fondo lussemburghese sia sicuro , basato su un piano quinquennale basato su un prestito ponte, che saldi il debito con il Tesoro ed renda l’azienda in grado di fare ordini ai fornitori, di produrre nuovamente e di aprire cinque nuovi negozi in Spagna, sia per convinzione che per pura necessità, Sybilla afferma che se anche questa alleanza verrà troncata, lei getterà la spugna.
“Se il progetto di business non andrà avanti, dovrò chiudere e fare altre cose. Molti vicino a me sarebbero felice di vedermi lavorare meno, ma sarebbe triste, perché molti riversano entusiasmo e tutto il loro sforzo in questo progetto”.
Al contrario, se finalmente la ruota girerà, facendo spazio per i nuovi investitori e le nuove collezioni, il suo prestigio, nonostante le difficoltà, resterà comunque alto. In realtà, Sybilla non ha mai smesso di ricevere premi in questi quattro anni di Via Crucis. Nel 2015 ha vinto il Premio Nazionale per il Design della Moda, assegnato dal Ministero della Pubblica Istruzione, Cultura e Sport; solo un anno prima, lo stesso ministero gli aveva assegnato la medaglia d’oro al merito nelle Belle Arti. Recentemente, il designer ha ricevuto la medaglia di Barcellona per il sostegno al Design e alle Arti (FAD) 2018, e la Comunità di Madrid le ha inoltre assegnato il suo ultimo Premio Cultura nella categoria moda. Chi vivrà, vedrà.