LE VITE A DUE VELOCITÀ DEI GIOCATORI DI POKER

Cos’hanno in comune il giovane nerd che passa le notti attaccato al computer a giocare online e il giocatore professionista che si sposta da un luogo esotico all’altro partecipando a tornei dal valore di diverse migliaia di euro e guadagnando spesso cifre che gli consentono di portare al polso un orologio da 20mila euro? Poco o niente, se escludiamo la passione per il poker e, nella maggior parte dei casi, la giovane età.

Eppure, per raggiungere le vette del professionismo, pare che ormai sia quasi necessario seguire quella trafila. Con la diffusione del poker online quello che per la maggior parte degli utenti è un semplice passatempo per disputare qualche partita una volta ogni tanto, per molti altri è diventato anche una sorta di “palestra” per imparare le basi del gioco, accumulare mani giocate ed esperienza nel confronto con altri avversari. Luogo ideale per chi aspiri a diventare uno di quei “high roller” che pare – ma i diretti interessati non sono affatto dello stesso avviso – passino la vita a viaggiare intorno al mondo, divertirsi e vincere cifre da capogiro.

VITA DA “GRINDER”. Stanno per molte ore davanti al computer e riescono a giocare contemporaneamente su decine di tavoli diversi. Spesso fanno l’alba perché i tornei con le poste migliori cominciano tardi la sera e, se si arriva alle fasi finali, possono rimanere al tavolo da gioco anche per 5 o 6 ore consecutive. I “grinder” sono pokeristi  che “macinano” ore di gioco: c’è chi lo fa per vincere qualche piccola cifra per arrotondare lo stipendio e chi lo fa perché pensa possa farne una professione. Ma, come in tutte le professioni, la strada per ottenere risultati concreti è difficile e solo in pochissimi riescono a farcela.

LA GAVETTA. Gli avversari del grinder, più che gli altri giocatori con cui si trova seduto al tavolo, sono la varianza e, di conseguenza, la capacità di gestire in modo attento il proprio bankroll, cioè la cifra che il giocatore ha deciso di investire. Chi gioca a poker quotidianamente sa che, prima o poi, capiterà il periodo in cui “le carte non girano” e sarà costretto a guardare gli altri giocatori vincere mani su mani senza poter opporre alcuna resistenza. Saper gestire questi momenti di crisi senza cedere al panico e puntando sui risultati a lungo termine sono le caratteristiche che dovrebbe possedere un “serio” giocatore a questo livello.

DALLA CAMERETTA AI SALONI DEI CASINÒ. Chi punta in alto ha un altro scoglio da superare: il poker dal vivo. Se può sembrare facile giocare stando comodamente seduti sul proprio divano di casa, avere davanti altri giocatori in carne ed ossa, con i loro tic e la loro personalità da cercare di interpretare per provare a vincere, è tutto un altro discorso. Non per niente la bibliografia al riguardo è particolarmente abbondante e proficua.

VITA DA “HIGH ROLLER”. Per i pochissimi che riescono ad emergere, la vita è davvero così semplice e spensierata come molti giocatori alle prime armi credono? A giudicare dalle parole di Dario Sammartino, uno degli attuali campioni del poker italiano, le cose non starebbero esattamente così. Lui, che secondo wikipedia risulta essere il quarto italiano più vincente nella storia del poker, con più di tre milioni di dollari incassati in carriera, in una recente intervista ha dichiarato: “Stare per tanto tempo in posti come Vegas o Macao, dov’è facile dimenticarsi completamente il valore dei soldi, significa muoversi in una realtà parallela rispetto a quella che tutti conoscono”.

Realtà parallela alla quale non pochi giocatori di poker vorrebbero poter ambire. Ma Sammartino, conosciuto come “Madgenius” ai tempi in cui era forse un semplice “grinder”, avverte con una azzeccata metafora calcistica: “I soldi chiaramente sono una parte essenziale del gioco. Non tanto per il valore che hanno in sé tanto perché fungono da metro di misura: più vinci e più sei forte. È come per un calciatore, più gol fa, più vale e più è bravo. Nel poker accade lo stesso, quindi sì, vincere dei soldi è uno dei miei obiettivi principali”.  E del resto, quanti tra le migliaia di ragazzi che cominciano a giocare a calcio sognano di diventare campioni e ce la fanno? Certamente non in molti, come nel poker.

 

 

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