Psicorubrica di Lara Ventisette.
«L’Autostima è la distanza tra il sé percepito e il sé ideale» William James
Gli esseri umani cominciano a formare immagini di loro stessi ad un’età molto precoce, che dipendono sia dalla loro indole, sia dalle modalità con cui questa inclinazione biologica viene “plasmata” come creta dalle principali figure di riferimento. L’Autostima è principalmente un processo auto-valutativo, riguardante il grado di fiducia che riponiamo nel nostro valore e nelle nostre capacità; ma è un processo dinamico e mutevole perché influenzato dalle esperienze che viviamo, in relazione con le altre persone e col mondo, oltreché con noi stessi. Esiste, infatti, una relazione circolare tra la valutazione che attribuiamo a noi stessi, la valutazione che gli altri ci rimandano di noi e il senso di appartenenza al mondo in cui viviamo. Sta di fatto che è il nostro senso di autostima a determinare il modo in cui ci comportiamo e le scelte che facciamo nella vita. Maggiore è la distanza tra la persona che sentiamo di essere e la persona che vorremmo essere, maggiore è il senso di frustrazione, più bassa è l’Autostima.
La nostra Autostima deriva da diversi fattori, di natura:
- cognitiva: il bagaglio di conoscenze in nostro possesso
- affettiva: le nostre competenze emotive
- sociale: le influenze del contesto socio-culturale a cui apparteniamo, ma anche le abilità comunicative e relazionali che mettiamo in campo all’interno di un gruppo.
Possiamo immaginare l’Autostima come l’edificio rappresentativo della nostra persona, dotato di fondamenta, di pilastri portanti che lo sorreggono, di una forma strutturale precisa, di un mix di materiali che lo compongono. Poiché l’autostima è un processo in costante evoluzione, soggetto ai continui aggiustamenti dell’esperienza, ciascuno di noi può definirsi l’ingegnere del proprio edificio-persona. Assiduamente, anche senza rendercene conto, valutiamo il nostro edificio autostima: la sua solidità, la sua bellezza, la sua resistenza, il livello di armonia, il senso di maestosità che trasmette. Ci piace? Rappresenta la persona che vorremmo essere? Saprà reggere ai terremoti della vita? Saprà tollerare gli assestamenti che ne conseguiranno? Queste sono solo alcune delle domande che ciclicamente facciamo a noi stessi in riferimento alla persona che sentiamo di essere, alle risorse che ci sembra di possedere, al valore che ci attribuiamo, alla fiducia che riponiamo nelle nostre possibilità, ai sentimenti che proviamo, al cammino che ci separa dalla persona che desideriamo diventare.
E dopo esserci posti le domande, proviamo a risponderci.
La valutazione globale che facciamo del nostro edificio-persona si chiama Autostima Globale. Ma ad animarci costantemente è anche una valutazione specifica delle diverse parti che compongono il nostro edificio-persona, in particolare quella relativa ai quattro pilastri principali che lo sorreggono: famiglia, lavoro, relazioni, percezione corporea. Nessuno nasce con un’autostima alta o bassa, né possiamo pensare di perseguirla volontariamente decidendo “a tavolino” chi vogliamo essere. L’autostima è un effetto delle sfide che saremo in grado di superare nella vita, delle risorse che sapremo sfoderare di fronte alle difficoltà per poterle superare, degli ostacoli che sapremo cavalcare trasformandoli in opportunità di miglioramento e sviluppo della nostra resilienza.
Nel prossimo articolo vi parlerò dei pilastri portanti dell’Autostima e di come misurare quali e quanti necessitano di un restyling.
Nel frattempo, se volete, provate a disegnare il vostro edificio autostima.
Lara Ventisette