IL FRULLATO – IL LATO DELLA FRU a cura di Sara Fruner
Se vi piacciono l’arte e i girasoli avete già capito di chi vi sto per parlare… E se sapete qualcosa della biografia di Vincent Van Gogh, oltre il famoso litigio con Gauguin e il taglio all’orecchio, forse ricorderete che trascorse il penultimo dei suoi trentasette anni di vita― il più prolifico ― ad Arles, una meraviglia di cittadina nel sud-ovest della Provenza. Con questo nobile ospite nello storico della città, potete immaginare come il pittore sia onnipresente nelle sue piazze e nelle sue vie. La casa dove visse, il ponte che dipinse, l’ospedale presso il quale l’orecchio fu curato, il caffè a lui dedicato ― ma che certo non fu il suo caffè… Volendo cercare un paragone con l’Italia, si può dire che Van Gogh sta ad Arles come Leopardi sta a Recanati.
Eppure Arles, non è solo Van Gogh. Tra anfiteatro, teatro antico, criptoportici e terme di Costantino, la cittadina è stata inserita nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, e ci risulta che annoveri la maggior quantità di monumenti romani dopo Roma.
Eppure Arles non è nemmeno “solo” resti romani. È anche “Les Rencontres d’Arles”, un Festival di Fotografia nato nel 1970 e unico nel suo genere, sia per la durata ― tre mesi, dai primi di luglio alla fine di settembre ― sia, soprattutto, per la pervasività con cui si manifesta in città. Le tante location scelte per l’esposizione delle opere includono luoghi normalmente non accessibili al pubblico, o comunque non adibiti ad accogliere mostre, fra cui piccole cappelle, complessi industriali dell’’‘800, chiese, chiostri. E a questi si aggiungono i musei e le numerose gallerie d’arte che fanno parte della rete Arles Contemporain, per la promozione dell’arte contemporanea nella città. Tra le tante, scelgo di nominare la Galerie Huit, un contesto centralissimo ― 8 Rue de la Calade ― che costituisce un punto di riferimento per Arles, e che al momento ospita, tra le altre, la mostra Totem dell’affermata fotografa franco-malese Diana Lui.
Nell’editoriale pubblicato sulla bibbia-brochure Arles Papers, Sam Stourdzé, Direttore del Festival, ci presenta il menù dell’edizione 2016: 40 mostre con opere di ben 137 fotografi, per i quali propone una definizione da sottoscrivere: “…non storici né sociologi, ma artisti che costruiscono una cosmologia visiva fatta di immagini ferme e in movimento, di testi e suoni… Cantastorie che ci trascinano nelle loro diverse narrative”.
Rencontres d’Arles significa fotografie in mostra e tutta una serie di eventi collaterali che animano i vicoli della città, e attirano artisti e appassionati da ogni dove. Tra questi, workshop, simposi, incontri con i fotografi, proiezioni video delle loro fotografie ― particolarmente stimolanti e affollati, i “Mercredi avec le Photographe”, in cui tre fotografi mostrano un collage video di propri scatti seguito da un dibattito con il pubblico.
Quindi se state pensando alla Provenza come meta di settembre ― mese ideale, mite e senza marmaglia ―non scordate Arles. Per le Les Rencontres, per le rovine romane, e per lui, Vincent, ça va sans dire.
Nel caso in cui vogliate rispolverare cinematograficamente la biografia dell’artista, come ho fatto io prima della partenza, recuperate “Brama di vivere” (“Lust for Life”), il biopic che Vincente Minnelli diresse nel 1958, e che valse a Kirk Douglas, alias Van Gogh, la nomination all’Oscar, e a Anthony Quinn, nei panni di Gauguin, la statuetta per miglior attore non protagonista ― e la meritò con appena otto minuti di recitazione, quando si dice saperci fare… Girato in parte ad Arles, il film racconta la vita e i tormenti di Vincent, ricreando, attraverso una fotografia molto curata, i colori, i soggetti, i motivi, le atmosfere che caratterizzano la sua pittura. I personaggi che popolano i suoi quadri ― i mangiatori di patate, l’arlesiana, il postino, lo zuavo, ma anche corvi e iris ― escono letteralmente dalle tele e prendono vita sullo schermo, confermando quanto il paesaggio e i suoi abitanti rappresentino una straordinaria fonte d’ispirazione per la sua pittura.
Tra arte, fotografia e suggestioni cinematografiche, sole cocente e maestrale altalenante, Arles potrebbe diventare uno di quei luoghi cari ai quali affezionarsi e tornare, di anno in anno, per godere di quei gialli, di quegli azzurri, e di nuovi Rencontres…