“I am back, bastards”. Con questo monito tutto tarantiniano, Myrtle “Tilly” Dunnage torna dall’Europa di Dior e Balenciaga nel profondo outback australiano. Per farlo, sceglie una mise che si guadagna il posto d’onore sulla locandina originale del film ― “The Dressmaker”, dell’australiana Jocelyn Moorhouse.
Tailleur nerissimo con gonna sfasata e giacchina con manica a tre quarti. Cappello e guanti bianchissimi. Di tutti i look che scorrono nel film ― tanti, e stre-pi- to-si ― quel completo total black racchiuso da estremità total white è la voce con cui la sarta, segnata nel passato da un’ingiustizia, dichiara l’intento di regolare i conti e di riprendere il proprio posto nel paese natale. In mezzo alla polvere del deserto, al nulla estetico ― ed etico, per certi versi ― che il paese di Dungatar rappresenta, ecco spuntare nel suo essenziale black&white, Tilly, alias Kate Winslet, le cui giunoniche fattezze non sono mai state tanto esaltate come in questo film. Come a dire, non ho bisogno di fronzoli e colori, io. Basto così. Tremate pure. Ovviamente, paesani e paesane stramazzano al suo cospetto. E persino un’intera squadra di rugby, quando Tilly si presenta a bordo campo con il decolleté strizzato in un abito nero ― stile Ekberg in “La dolce vita” ― lasciando giocatori e pubblico senza fiato. Noi stessi, spettatori e spettatrici, finiamo stesi ai suoi piedi. Quella combinazione fatale di bianco-nero, e questo effetto knock-down, mi riportano al 2010, quando il regista Baz Luhrmann ― australiano pure lui ― firmò quel micro – capolavoro di cinema in pubblicità che fu lo spot per Chanel Numero 5.
Protagonista, Nicol Kidman ― australiana pure lei ― in stato di grazia pre-botox. In quel sogno d’amore di due minuti che era, e che riprendeva il tropo della “principessa in fuga” ― come la nobile Audrey in “Vacanze Romane” ― ancora devo decidere se la Kidman fosse più potente in camicia bianca su giacca e shorts neri, un cravattino sfatto attorno al collo, oppure nell’absolute black dell’abito lungo nella scena finale, la colonna di diamanti con pendaglio “Chanel N. 5” a impreziosire il nude look della schiena. Ma poco importa. Importa invece rendere grazie a tutti questi talentuosi figli di grande madre Australia ― Winslet compresa ― e riconoscere che non c’è nulla, alla fine, di così evocativo e completo, di così antiteticamente seducente, del nero quando incontra il bianco sul corpo di una donna.
A presto, la Fru !!
a cura di Sara Fruner