COSA DIRE DI NOI #PRIMA PARTE#

Psicorubrica di Lara Ventisette

“il computer più nuovo al mondo non può che peggiorare, grazie alla sua velocità,  il più annoso problema nelle relazioni tra esseri umani: quello della comunicazione. Chi deve comunicare, alla fine, si troverà sempre a confrontarsi con il solito problema: cosa dire e come dirlo”  (Bill Gates)

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Per comunicare in modo efficace chi siamo può essere utile sapere come comunicano gli esseri umani in generale. Quello della comunicazione è un mondo affascinante e complesso, quindi comincerò con un accenno ai presupposti teorici della pietra miliare di Paul Watzlawick: “la pragmatica della comunicazione umana”.

Si tratta di cinque assiomi della comunicazione:

  1. “Non si può non comunicare”: qualunque comportamento comunica qualcosa; qualunque cosa facciamo/non facciamo, diciamo/non diciamo, comunica qualcosa agli altri e a noi stessi.
  2. “All’interno di ogni comunicazione vanno distinti due livelli”: Il primo è il livello del contenuto, che dice che cosa stiamo comunicando; il secondo è il livello della relazione, che riguarda il tipo di relazione (esistente o desiderata) con la persona a cui ci rivolgiamo.
  3. “Il modo di interpretare una comunicazione dipende da come viene punteggiata(o scandita) la sequenza delle comunicazioni”:
    per esempio, di fronte a un uomo che si chiude in se stesso e alla moglie che brontola, il primo potrebbe dire che si chiude perché la moglie brontola, e la seconda potrebbe ribattere che lei brontola perché lui si chiude. A seconda della “punteggiatura” usata cambia il significato dato alle comunicazioni e alla relazione. 
  4. Ci sono due tipi di comunicazione: quella “analogica” e quella “digitale”. Nella comunicazione analogica rientra la comunicazione non verbale e l’uso di immagini; la comunicazione digitale riguarda invece l’uso delle parole e i contenuti rappresentati da quelle parole.
  5. Tutte le interazioni tra comunicanti possono essere di due tipi: simmetriche o complementari. Si ha un’interazione simmetrica quando gli interlocutori, rispetto a quella comunicazione, si considerano di pari livello, sullo stesso piano. L’interazione complementare si ha invece quando gli interlocutori non si considerano sullo stesso piano, bensì risulta evidente da quella comunicazione che uno dei due ha una posizione superiore e l’altro subordinata.

A questo punto, se vi avessi di fronte vi chiederei:

Pensate che il nostro modo di comunicare possa essere influenzato dalle aspettative che nutriamo nei confronti dell’interlocutore e/o della situazione? E le emozioni che ruolo giocano nel processo comunicativo, secondo la vostra esperienza? La sfera delle relazioni è una dimensione all’interno della quale i messaggi emotivi contano molto più dei contenuti delle nostre comunicazioni.

Proprio per questo, nei prossimi articoli vi parlerò in maniera più dettagliata di come aspettative ed emozioni influenzino il nostro modo di comunicare.

Vi aspetto qui.

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