Next Station by Thomas Avi from London City
In piena primavera, coi turisti in manica corta e fotocamera in mano, a Westminster accade quello che tutti i londinesi aspettavano da tempo in tacito cordoglio. L’attacco terroristico. Contenuto per fortuna, ma pur sempre orribile.
“I londinesi non solo tollerano le differenze, le rispettano e le celebrano. In fronte alle avversità ci uniamo.” Cristiani, ebrei, musulmani e altre religioni presenti nella Londra cosmopolita si uniscono al sindaco Sadiq Khan per consolare una Londra in lutto dopo il recente attacco terroristico a Westminster.
In una metropoli dove vivono oltre 8,5 milioni di persone, Joshua, un mio grande amico e collega di lavoro, era lì. Era lì a sentire gli spari. Mai avrei creduto che qualcuno così vicino a me potesse essere in qualche modo testimone di questa atrocità. Eppure questa è la realtà dei fatti, l’odio arriva, senza preavviso e si prende chi stà li a pensare ai fattacci suoi. L’odio a volte non conosce neppure il proprio nemico. Prende chiunque, anche i propri complici.
Fiori e cortei su tutto il Westminster Bridge per omaggiare le vittime.
Mi piange un po’ il cuore, un po’ mi si riempie di gioia. Non posso fare a meno di pensare che nonostante Londra sia una città a volte frivola e che venera il Dio denaro, si raccoglie in silenzio e con dignità. Noi londinesi proseguiamo a testa alta, non ci pieghiamo alla piaga del terrorismo, hanno provato a dividerci e noi ci siamo uniti ancora di più.
Londra non si ferma, non si parla dell’attacco, ma ci sono sguardi di intesa perché anche se la ferita si è già rimarginata, la cicatrice rimane e la si sfoggia con orgoglio.