a cura di Alessandro Martinelli
Maestra di couture, vista dai suoi colleghi come nume tutelare e antesignana, Madame Grès ha continuato a ripetere per tutta la vita: “Volevo fare la scultrice. Per me, è la stessa cosa lavorare la stoffa o la pietra.” La sua ricerca l’ha portata attraverso il mondo antico ma anche in Nord Africa e in India. Un viaggio di cinquant’anni, che parte dalla statuaria ellenistica e arriva al puro minimalismo di cui è stata la precorritrice nel mondo della moda. Nel 1933, i modelli della futura Madame Grès – il cui vero nome è Germaine Krebs – sono già conosciuti come Maison de Couture Alix. Nel 1942, Germaine Krebs apre la sua casa di moda sotto il nome di Grès che dirigerà fino al 1988. Partendo da un abito che ha immaginato senza cuciture, ha inventato un’economia di linee e volumi volontariamente senza tempo e originale, trasformando il corpo della donna in quello di una dea.
Germaine Emile Krebs nasce il 30 Novembre 1903 a Parigi, nel 17° arrondissement da una famiglia della piccola borghesia locale. Nel 1920, malgrado il suo desiderio di diventare ballerina e scultrice, professioni non appropriate a una ragazza di quei tempi secondo i genitori, decide di avvicinarsi al mondo della sartoria.
Se crediamo alla leggenda che circonda la misteriosa Madame Grès, alias Germaine Krebs, apprende le basi del cucito in tre mesi accanto a una première d’atelier; attorno al 1924 diventa aiuto modellista, poi seconda modellista e infine prima modellista presso la Maison Prémet, Place Vendôme. Intorno al 1930, vende le sue toiles, i prototipi di modelli, ai più grandi compratori di committenti che lavorano per l’Europa e gli Stati Uniti d’America. Nel 1933, Germain, soprannominata “Madame Alix”, collabora con Julie Barton per fondare la casa di moda “Alix Barton”. Il duo creativo è stato notato da l’”Officiel de la mode et de la couture” che mette in evidenza quanto “Mademoseille Alix, l’artista intelligente, abbia collocato in primo piano la Maison Alix Barton con il suo talento creativo”.
A partire dalla collezione “Estate 1933”, il vocabolario stilistico della futura Madame Grès prende forma a partire dalla sua tecnica di drappeggiare la silhouette con il minor numero di cuciture possibili; da ricordare anche i costumi da spiaggia o da piscina, audaci nella loro semplicità. Comincia a esplorare con tutta la curiosità di una sperimentatrice “ i tessuti-novità” come il jersey, il mohair, il satin cerato, il crin di nylon che lei deliberatamente disciplina.
Nel 1934, nuovi finanziatori le propongono di fondare una maison di couture di cui lei soltanto sarà la direttrice creativa. La maison “Alix” apre le sue porte all’ 83 di rue du Faubourg Saint-Honoré all’angolo con Avenue Matignon, appena sopra la celebre galleria “Bernheim-Jaune” e cominciano fin da subito a presentarsi le grandi clienti parigine e internazionali, star del cinema e personalità influenti.
I costumi creati per “La guerra di Troia non avrà luogo” di Jean Giradoux, opera messa in scena da Louis Jouvet a l’Athenée nel 1935, le permettono di avere la massima consacrazione dalla rivista “Vogue Paris”: “Questa linea antica è resa da Alix la sua linea moderna: infatti i suoi costumi sono à la mode, subito indossabili. Come il testo dell’ opera, sono di grande attualità. “ Il 17 Aprile 1937 Germaine sposa l’artista russeo Serge Anatolievitch Czerefkow, detto Grès.
Mademoiselle Alix è un’ “artista” che scolpisce la stoffa in antichi drappi, abbiglia con un panneggio una statua del Pavillon de l’Elegance, presenta un rilievo in gesso – con il corpo in un abito drappeggiato – nel padiglione francese dell’Esposizione Internazionale di New York nel 1939 (vedi foto sotto). Nel giugno 1940, lascia Parigi senza il marito partito per Tahiti, per rifugiarsi con la figlia a Saint-Béat, nella Haute-Garonne, dove si trovano gli ateliers della Maison Alix. Comincia a indossare l’emblematico turbante di jersey che non abbandonerà più. Di ritorno a Parigi, grazie al sostegno di Lucien Lelong, presidente de la Camera Nazionale de la couture parigina, grazie alla liquidità ottenuta dalla vendita della sua quota nella Maison Alix, decide di lanciare la sua griffe. Situata al numero 1 di Rue de la Paix, la sua nuova maison di couture prende il nome di “Grès”, lo pseudonimo con cui suo marito firma i suoi quadri. L’ Officiel de la mode et de la couture osserva nel Novembre 1942: “Con piacere apprendiamo che Grès riappare sulla scena parigina e riprende immediatamente il posto che le appartiene”.
Il cambiamento da “Alix” in “Grès” è un fatto compiuto: “Grès è il nome che rappresenta l’essere a me più caro”, dice la couturière: non modifica nulla dello stile che ha fatto la gloria di Mademoiselle Alix dai tempi dei primi drappeggi in jersey. Nel Gennaio 1944, le autorità tedesche ordinano la chiusura della Maison Grès come esempio: riaprirà a marzo, a condizione di abbandonare il suo drappeggio, giudicato troppo costoso da realizzare in tessuto.
Nel 1945, veste i figuranti del “Teatro della Moda”, vetrina dei mestieri dell’arte francese, che farà il giro del mondo. Nominata costumista assieme a Elsa Schiaparelli, crea gli abiti di scena indossati da Maria Casarès ne “Les dames de Bois du Boulougne” di Robert Bresson. Diventa la sacerdotessa della semplificazione (il termine minimalismo non è stato ancora coniato): stagione dopo stagione, le sue collezioni si succedono nell’atmosfera monacale dei suoi saloni bianchi. Prende l’abitudine di chiudere con doppia mandata la sua maison all’inizio di ciascun défilé: una cerimonia per se stessa ma anche per il pubblico, non abituato al silenzio e alla meditazione.
Nel 1949, è decorata con la Legion d’Onore con il titolo di Cavaliere. Nello stesso anno, veste l’attrice Silvana Mangano per il suo ruolo di Penelope nel film “Ulisse” di Mario Camerini, con Kirk Douglas.
Nel 1951, vengono realizzati alcuni capi con l’etichetta “Grès boutique” con l’intento di realizzare una linea di prêt-à-porter.
Dalla collezione autunno-inverno 58/59, comincia a produrre abiti con l’etichetta “Grès speciale”, una linea nata dalla sua unione con altri celebri stilisti come Lanvin o Nina Ricci all’interno dell’associazione “Prêt-à-porter Création”, che organizza fino al 1962 delle sfilate e delle iniziative di promozione. Contro ogni previsione, Alix partecipa alla nascita del ready-to-wear di lusso con abiti da giorno o cappotti dalle linee semplici. Nel 1958, sotto l’egida de l’Istituto internazionale dell’educazione e della Ford Corporation, Madame parte in India con un gruppo di studi per riorganizzare la produzione tessile locale. L’anno seguente, ispirata da tale viaggio, crea il profumo “Cabochard”, che riscontra un successo immediato.
“Un nome così potrebbe non essere adatto per un profumo”, dice, “ma mi piace perché mi fa pensare un po ‘ a me stessa”. Innovativo sin dalla sua creazione, questo profumo ha osato un nome con una forte personalità e un tono olfattivo d’avanguardia, il Chypré-vert e una bottiglia con un nodo di velluto grigio.
Nel 1972, viene eletta all’unanimità Presidente de la Camera Sindacale della Couture parigina e rimarrà in carica fino al 1989; successivamente, rimarrà Presidente onorario. Il 29 Luglio 1976, riceve per la collezione Autunno-inverno 1976/77 il primo “Ditale d’oro” de la Couture parigina, creato da Cartier.
Nel 1978, riceve a New York il Creative Leadership in the Art Profession Award, mentre in Italia il Primo Premio dalla Camera Nazionale della Moda Italiana come una delle donne più talentuose e più eleganti del mondo della moda.
Nel 1979 si allea con Cartier per realizzare la linea di gioielleria Grès-Cartier disegnata dalla creatrice per la collezione Autunno-inverno 1979/80.
Nel 1980, per il lancio della collezione pap Autunno-inverno 1980/81, dichiara a Vogue Paris: “Io non sono scesa nella strada, ci sono salita”. E’ decorata con la Legion d’onore con il titolo di Ufficiale per “il suo immenso talento e il suo spirito di donna d’affari fedele alla tradizione di prestigio della Francia che contribuisce a diffondere in tutto il mondo”.
Nel 1982, in occasione del trecentenario del Kunst Academie de l’Aia, il suo direttore e la Regina Beatrice d’Olanda la nominano “membro onorario”. Nel 1983, è nominata Comandante delle Arti e delle Lettere.
Nel 1984, la maison viene acquistata da Bernard Tapie: vi saranno numerose controversie e infine la liquidazione. Tapie cederà la maison nel 1987 a Jacques Esterel. Nel 1986 la maison è esclusa dalla Camera Sindacale della Couture parigina per mancato pagamento dei contributi, anche se Alix manterrà il tuo titolo di presidente.
Nel 1987, dopo due anni di affitto non retribuito, i tre piani della maison vengono svuotati in un solo giorno. “Abbiamo rotto i manichini e i mobili con un’ascia. Le toiles e i vestiti sono stati buttati nella spazzatura. E’ stato un vero lincenziamento. Nessuno si è trasferito. Ho dato l’obbligo a Julio, l’autista, di non portarci mia madre..”afferma Anne Grès. “Lei è venuta nel suo abitino nero. Pareva un fantasma. Quel giorno, si rese conto che le era stata rubata la vita.”
Nel 1988 la maison è finalmente acquistata dalla società giapponese Yagi Tsusho Limited, che è tuttora proprietaria. Madame Grès fa la sua ultima apparizione pubblica durante gli Oscar della moda all’Opéra Garnier: si ritirerà subito dopo la presentazione della collezione Primavera/Estate 1988, composta di soli ventuno modelli.
Nel 1993 Madame Grès, ritornata a essere Germaine Krebs, entra in una casa di riposo presso La Vallette-du-Var nei pressi di Tolone, dove morirà il 24 Novembre 1993, in grande miseria.
L’opera di Madame Grès
Nel 1938, l’”Officiel de la Mode” sostiene che nelle creazioni di Grès non si possa parlare di tagli ma di vere e proprie sculture: “Alix sembra intagliare e cesellare la materia, impastare e modella i tessuti fino a dar loro la stessa forma del sogno”. La massima aspirazione è quella di accompagnare il movimento della donna con naturalezza, fluidità ignorando le rigide regole del cucito. “Non conoscevo il mestiere di taglio e cucito. L’ignoranza è qualcosa di molto importante…dona purezza e innocenza, ti porta a provare cose che gli altri non oserebbero fare. E’ per questo che ho preso la materia e ho lavorato direttamente su di essa, usando la conoscenza che avevo, quella della scultura”. Inventa nuovi strumenti, come il dritto filo, che rappresenta il filo a piombo di una sartoria. Se Dior ha chiamato le sue collezioni usando il punto di vista dello spettatore (Linea H, A, Zig-zag, ovale, a tulipano, ecc…), una collezione di Grès nasce dal rapporto che si instaura tra il creatore e il corpo che modella (linee “zampillanati”, “liana”, “avvolgente”, “glissando”, “à corps perdu”, ecc.. ) Il plissé è il trademark della couturière: un sussgeuirsi di pieghe piatte prese in linea retta ogni 3 cm e con profondità costante di 1,5 cm che vengono cucite sottosopra e sporgono di 2mm all’esterno. Questo processo creativo dà vita a un nuovo jersey di seta di eccezionale larghezza prodotto dall’azienda tessile Racine: 280 cm di stoffa vengono ridotti a 7cm grazie alla tecnica sopra esposta, le pieghe sono minuziosamente fissate con una miriade di spilli sopra un manichino coperto di Kraft. Il jersey, direttamente tolto dal suo rotolo durante l’allestimento, viente tagliato una volta l’operazione è stata completata. La rete di pieghe ottenuta viene quindi cucita su un busto di balena chiamato dalle sarte “drappeggio”. La gonna, per cui il jersey cade liberamente, è formata dalle strisce utilizzate dal bustier: in media ci sono dai 13 ai 21 metri di tessuto in ciascuno di questi abiti. I primi abiti drappeggiati risalgono al 1934, utilizzando le proprietà elastiche di un jersey di seta artificiale.
“Questi abiti drappeggiati provengono dal mondo antico, ma non mi sono mai ispirata all’antichità. Nel momento in cui questo tessuto non esisteva, non avevo l’idea di fare drappeggi, ma appena l’ho avuto, il tessuto è caduto da solo … Al tatto, è possibile conoscere l’anima e il carattere di un tessuto. Quando drappeggio un modello di seta, reagisce nelle mie mani e cerco di capire e giudicare le sue reazioni. Così dono all’abito che creo una linea e una forma che il tessuto vorrebbe avere.” La massima esplosione di questa tecnica si ebbe negli anni 70, in pieno revival degli anni 30: molti stilisti fanno riferimento all’opera di Madame e Alix tornò in prima linea.
Grès è però anche creazioni da giorno: non ha eguali nel domare taffetà e lana, pratica le tecniche per realizzare tailleur con la stessa maestria di quelle usate per realizzare gli abiti da sera. I suoi completi e la sua gonna di flanella o i suoi completi maschili di una grande delicatezza. I suoi completi e la sua gonna di flanella o i suoi abiti di taglio maschili sono di grande delicatezza. Ai suoi contemporanei, Madame Grès rimprovera le idee appariscenti e superficiali – fonti di declino della haute couture. Mentre il New Look di Christian Dior trionfa a Parigi nel 1947, lei non ha mai usato un corsetto: il rispetto per il corpo e i suoi movimenti ha avuto la precedenza sulla sofisticazione delle forme. È la struttura senza gli ornamenti delle vesti persiane, indiane e berbere che Madame Grès sta cercando. Reinterpreta i pantaloni turchi, i vestiti lunghi di principesse indù e le maniche a kimono senza farsi abbagliare dall’esotico.
La sua ricerca di abiti “senza cuciture” è vicina all’abbigliamento tradizionale con la particolarità del taglio piatto e in un unico pezzo: burnous, djellaba, caftano, dalmatico ispirano i suoi vestiti, cappotti, mantelle …
Particolarmente abile nell’uso dei toni spenti, polverosi o a volte insospettabilmente luminosi, è una vera propria colorista con la propria cartella colori: il castagna, lo champagne, il cannella, il giacinto, il tartaruga, il bronzo, il verderame, il rosso ribes, tutte le sfumature di bianco, i neri profondi confluiscono per costruire un’armonia cromatica unica che dona perenne modernità ai modelli.
Negli anni ’60 e ’70, i suoi abiti e cappotti corti si radicalizzano, sorprendono per il loro minimalismo ma anche per la loro qualità di esecuzione: senza ornamento, sembrano veramente modellati, la linea e il volume donano loro una qualità scultorea. In tessuto double-face, quindi particolarmente preferito da Madame Grès, questi modelli hanno pochi equivalenti nella couture francese. Tuttavia, il corpo non è solo scolpito. Alla designer piace anche suggerirlo, per farlo indovinare sotto a indumento di aspetto austero: se ha condiviso con Balenciaga il gusto per le tele di Zurbaran e per l’abbigliamento monastico, questa attenzione ci riporta alla sua ricerca della purezza. I suoi abiti hanno acquisito una perfezione nella semplicità che rimane invariata nel tempo. Questa lezione di semplicità si trova soprattutto nei piccoli abiti da giorno – il cui rigore e aspetto “saggio” nascondono molti dettagli sensuali come profonde scollature nella parte posteriore, o dettagli di taglio, che tramite un movimento casuale evidenziano la curva di un corpo. Un gioco di contrasto che le piace mettere in scena, una sensualità inquietante in quanto mai esibita.
Le sue scoperte tecniche diventano modelli, come in architettura. Indifferente alle mode, inseguendo il suo lavoro, riprende e declina i motivi, le forme e le strutture della sua invenzione durante i suoi cinquantacinque anni di carriera. Nel tempo, gli abiti da sera in jersey plissettato sono meno numerosi, il suo design diventa sempre più minimale: avvolgimenti o pieghe di una singola fascia di tessuto che passa a filo dritto, cuciture limitate al minimo indispensabile … rimuovi di più e mantieni solo l’essenziale. A quasi ottantatre anni, ha raggiunto il suo obiettivo: un abito senza cuciture, realizzato in una maglia tubolare di lana con quattro forbici: l’orlo, la scollatura e i due giromanica.
« La perfection est l’un des buts que je recherche. Pour qu’une robe puisse survivre d’une époque à la suivante. Il faut qu’elle soit empreinte d’une extrême pureté. C’est là le grand secret de la survie d’une création.»