NBR – Natural Born Reader a cura di Roberta Maroni per MAGAZZINO26
Per chi ancora non conoscesse l’acclamato autore catalano e sull’onda della pubblicazione del suo ultimo romanzo (quarto e ultimo della serie il Cimitero dei Libri Dimenticati) questa volta parliamo di
Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafón
A detta dell’autore, i tomi della tetralogia sono nati come un unico corpo che, per esigenze pratiche, ha poi deciso di frammentare, creando “un labirinto con porte comunicanti”; ogni libro può essere l’inizio e non richiede necessariamente la lettura degli altri ma insieme ricompongono l’architettura originaria.
A legarli ci sono ambientazioni comuni ed alcuni personaggi ricorrenti, ma non aspettatevi linearità.
Questo è il secondo romanzo e ci racconta la storia del giovane David Martín.
Siamo all’inizio del 1900 e Barcellona, la città in cui il ragazzino muove i suoi passi, è cupa, piovosa e pericolosa.
Rimasto orfano e povero ma (cosa non banale) appassionato lettore riesce ad entrare nell’ambiente del giornalismo grazie all’amicizia di un ricco rampollo, scrittore per hobby e per passione. Il suo talento non tarda a manifestarsi e l’impellenza di vederlo riconosciuto lo porta ad una vita totalmente dedita al lavoro.
Qualche soddisfazione arriva scrivendo romanzi d’avventura pubblicati a puntate sul giornale e ambientati nella sua crudele Barcellona. Trova così il proprio stile, un tono “gotico” ricco di vicende a tinte forti con cattivi seducenti e continui colpi di scena.
Ma David non sembra destinato ad una vita serena, anzi la sua esistenza e le trame dei suoi romanzi cominciano ad assomigliarsi, grazie anche alla comparsa di un misterioso ammiratore. Nonostante qualche amico fidato, il nostro eroe si trova a dover affrontare una situazione di estrema necessità sostanzialmente solo e decide che, pur di sopravvivere, venderà la sua arte (e la sua anima?) ad un personaggio dalla natura ambigua. In cambio di un’opera fuori dal comune, tutti i suoi problemi saranno risolti.
Da qui la sua vita è destinata a piombare in una spirale di situazioni pericolose, quasi uno strano incubo ad occhi aperti. Nel momento in cui tutto quello che ha di caro si sgretola sotto le sue mani, David capisce il vero significato della sua scelta e cerca di porre rimedio alle situazioni travolte dal suo passaggio, fino a decidere di lasciare Barcellona. Un percorso che lo porterà a scoprire qual’è il vero pegno da pagare nel gioco dell’angelo.
Diamo per assodato che: l’autore ha uno stile molto affascinante, ha conquistato milioni di lettori adoranti, il suo secondo romanzo aveva l’arduo compito di confrontarsi con L’ombra del vento, opera prima acclamata urbi et orbi…
Ora possiamo dire che Il gioco dell’angelo è una strana creatura, spiazzante mix di romanzo storico, giallo, thriller soprannaturale con personaggi degni dei feuilletons scritti dal protagonista.
E’ stracolma di riferimenti colti anche usati come episodi della vita del protagonista (vedi incidente alla Antoni Gaudí), descrizioni seducenti, forse fin troppo elaborate e temi di sicuro fascino. Barcellona è coprotagonista, ammaliante nonostante la sua aria malsana.
La trama, avvincente e misteriosa, si presta a molte interpretazioni ma si ha la sensazione che gli elementi in gioco siano troppi e che qualcosa sia sfuggito al controllo o più semplicemente non abbia molta ragione di esserci.
E qui interviene il genio dell’autore, ci aveva già avvisato: solo leggendo i quattro volumi possiamo vedere il labirinto completo…capito il furbetto?
Ora, io non ho ancora letto tutta la serie per cui chiedo a voi che l’avete già fatto: com’è la visione di insieme? Scriveteci