IL FRULLATO – IL LATO DELLA FRU a cura di Sara Fruner from NYC
Ho sempre creduto nella pratica del dream big, ben prima di venire qui, in dream city New York City. C’è qualcosa di più ottuso dell’esser tirchi coi sogni?
Per San Valentino potreste far compere con il vostro amore in qualche negozio di SoHo. Io consiglio Kate Spade, stilista interessante e non troppo fuori portata portafoglio che in pochi anni ha costruito un impero, aprendo sei store a Manhattan — il più cool in Broome Street. Capi stile un po’ Audrey un po’ Jackie, ma con un vago tocco B.B. per arginare l’eccesso bon ton. Dopo aver provato una ventina di vestiti e aver scelto quello giusto — c’è sempre un solo e unico vestito quando ne provate venti e vi pare che vadano bene tutti: quell’uno è the one — dopo averci magari abbinato anche una bag in saldo, potreste aver prenotato un tavolo al Balthazar, lì nelle vicinanze, all’80 di Spring Street. È un bistrot dal sapore francese, che offre ostriche fresche al bancone e, se può, vi accomoda in qualche tavolino ad angolo in cui vi parrà di stare dentro un film…
Ma del resto, a New York, ti pare di stare sempre dentro un film! Per noi italiani questa città è un mito cinematografico a cielo aperto: siamo cresciuti tra la Brooklyn dei film di Scorsese e Leone, le stradine di Central Park percorse dal Maratoneta, la Little Italy de Il Padrino, e pure con Park Avenue di Arnold (!) — nato tuttavia ad Harlem. Se uno è innamorato del cinema — e magari si trova momentaneamente sprovvisto di un amore in carne e ossa — può optare per un cine-pellegrinaggio e andare alla ricerca dei luoghi in cui film più o meno leggendari sono stati girati. Film d’amore, certo — siamo in zona 14 febbraio, possiamo permetterci un po’ di zucchero — ma anche titoli senza troppe pretese che hanno lasciato un segno nella nostra memoria, e che ricordiamo con affetto. Chi rifiuterebbe una puntatina alla Centrale dei Ghostbusters? Proprio lei, quella vera, quella del film di Ivan Reitman con Dan Akroyd e Bill Murray. Basta andare a TriBeCa, al 14 di North Moore, all’incrocio con Varick Street, e ti vedi svettare davanti la famosa Hook and Ladder n. 8, precisa identica a come la lasciavano gli Acchiappafantasmi a bordo della Ecto 1.
Doveroso ripercorrere le passeggiate all’alba di Holly Golightly alias Audrey Hepburn da Tiffany&Co al 727 della Quinta Avenue, all’altezza della 57esima Strada, anche se io preferisco la Rose Main Reading Room della New York City Public Library, tra la Quinta Avenue e la 42esima Strada. In quella sala della biblioteca Paul Varjack portava Holly a visitare un luogo in cui la ragazzaccia non aveva mai messo piede (!), e lì, nella Rose Main Reading Room, potete tranquillamente studiare, lavorare, fare i turisti e anche preparare i Frullati per i cari lettori di Magazzino 26… Se poi vi interessa la palazzina dove Holly viveva e dalla cui scala antincendio intonava Moon River, spingetevi fino al 169 della 59th East, all’angolo con la Lexington Avenue, e troverete la famosa costruzione multifamiliare su due piani.
Se la colazione, più o meno da Tiffany, non è il vostro pasto preferito, potete farvi un pastrami da Katz Delicatessen, nel Lower East Side. Forse fra le pareti riecheggia ancora l’orgasmo fake di Sally — padre di tutti gli orgasmi fake dal 1989 in avanti — mentre s’intratteneva con Harry nel film di Rob Reiner. Rimanendo sempre negli anni ’80, chi non si era innamorato di Susan, cercata disperatamente quando Madonna spopolava, popolando le pareti delle camerette di milioni di adolescenti in tutto il mondo, che impazzivano per la sua musica, e per lei? Ed era nei giardini di Battery Park che lei, Maria Louisa Veronica Ciccone nei panni di Susan, bazzicava.
Se vogliamo spostarci negli anni ’90 e ripercorrere commediole romantiche, un po’ miele e un po’ Moccia ante-litteram, tra la West 17 Street e la Settima, c’è Fox Book Store, la libreria in cui Meg Ryan scriveva le prime email della cinematografia a Tom Hanks in C’è posta per te — prima che il titolo fosse deturpato dai piagnistei postali di casa Mediaset. Sempre rimanendo in tema storie d’amore sbocciate in libreria, resiste ancora, e sprigiona sempre lo stesso charme un po’ retro, la Rizzoli Bookstore, in zona Flatiron Building, al 1133 di Broadway. Era tra quegli scaffali che Meryl Streep e Robert De Niro si innamoravano in Innamorarsi… Quanto a classici, non possiamo scordare A piedi nudi nel parco. Se cercate l’appartamento di Robert Redford e Barbara Streisand, passate per il 111 di Waverly Place e la Sesta Avenue e date uno sguardo lassù…
Una chicca cinematografica da intenditori, sempre nell’area “intramontabili”, si trova tra Lexington Avenue e la 52esima: la grata della metropolitana che trovate sul marciapiede, è quella sopra la quale svolazzava uno splendido white dress plissettato divenuto iconico attorno allo splendido e altrettanto iconico corpo di Marilyn Monroe, in Quando la moglie è in vacanza — film divertentissimo di Billie Wilder, assolutamente da rivedere.
Se ci spostiamo invece sulle serie televisive culto, e ne cerchiamo due che hanno segnato la giovinezza di molti telespettatori, americani e italiani, be’ quelle sono state senza ombra di dubbio Friends e Sex & The City. In merito al primo, confermo che la TV americana continua a mandare a ciclo continuo le repliche di tutti gli episodi, a riprova che i sei amici del Greenwich Village sono proprio rimasti nel cuore di tutti; così come i bambini non si stufano di leggere e rileggere la stessa fiaba anche se conoscono le frasi a memoria, i telespettatori non si stufano di guardare e riguardare le repliche del telefilm, anche se conoscono le battute a memoria. La casa di Rachel, Ross, Monica, Chandler, Phoebe e Joey sta tra Bedford e Grove Street e il bar al piano terra non è il Central Perk, ma in fondo basta un po’ d’immaginazione…
Per quanto riguarda Sex & The City, ci sono fior fiore di siti che ripropongono ancora pellegrinaggi lungo gli hot-spot dove le scene clou sono state girate, con tanto di mappa corredata da descrizioni e spezzoni video tratti dagli episodi.
A Dublino c’è un tour molto suggestivo che segue le peregrinazioni compiute da Stephen Dedalus attraverso la città, nell’Ulisse di James Joyce. Non sto suggerendo di fare lo stesso ripercorrendo i giri di Carrie Bradshaw per Manhattan. Tuttavia, una capatina al 66 di Perry Street, nel Greenwich Village, dove ci sono i famosissimi gradini su cui tanti tacchi Manolo Blahnick hanno tacchettato per permettere a Carrie la spola urbana tra casa sua e NYC, non dovrebbe mancare dalla flanerie cinematografica fra le strade di New York — e sappiate che Carrie mente spudoratamente quando sostiene di abitare nell’Upper East Side…
Quindi, si tratti di amore per la settima arte, o di un amore vero vissuto qui, non credo ci sia altra città in cui la carica cinematografica eguagli quella newyorchese. Non Parigi, non Londra, nemmeno Berlino con il suo cielo sopra. E se Cinecittà è a Roma, la vera Cine-città è New York City.