RITRATTI SMART

Ovvero, l’arte del ritratto nell’era degli smartphone.

Di Andrea Chemelli.

Com’è cambiata la fotografia negli ultimi 15 anni! Chi come me è afflitto dai capelli grigi non avrebbe mai pensato, alle soglie del terzo millennio, che di lì a poco sarebbe stato possibile in qualsiasi momento e in pochi istanti, fare una foto e condividerla gratis col mondo intero…un incredibile balzo in avanti! La fotografia non è mai stata così democraticamente alla portata di chiunque, dai tre ai centotre anni!

Ma tutte le medaglie hanno un rovescio…basti pensare all’immensa marea di fotospazzatura che quotidianamente inonda il web. Il rischio è che, a forza di vedere continuamente centinaia di immagini fatte a casaccio e senza la minima cognizione di causa, così come leggere continuamente notiziari scritti da chi a malapena padroneggia i congiuntivi, ci faccia assuefare alla bassa qualità e ci conduca a pensare che vadano bene, che quello sia il giusto standard qualitativo. Sarebbe un po’ come se, abituandosi a mangiare ogni giorno da McDonald e bevendo Coca Cola, ci si convincesse che lo standard di bontà per il cibo e le bevande sia quello.

Quindi, con modestia e senza pretese, questo articolo desidera fornirvi una serie di piccoli consigli e spunti di meditazione per scattare delle fotografie più “consapevoli”, anche con il nostro smartphone. Niente paura, non vi voglio tediare con un trattato di tecnica fotografica! Al contrario, cercherò di sintetizzare punto per punto in poche semplicissime righe alcuni dei concetti fondamentali per far sì che il vostro modo di fotografare i ritratti possa, con poco, cambiare di molto.

L’approccio, aspetti psicologici:

Vi siete mai chiesti come mai un bambino fino ai tre anni viene sempre bene in foto, al contrario di molti adulti? La ragione è ciò che io definisco ironicamente “superego castrante”, cioè “la paura di venir male” o, ancor peggio, “di venir giudicati”. È un meccanismo di autodifesa, inconscio ma potentissimo, che si sviluppa e cresce insieme a noi, e spesso ci mette al riparo da situazioni spiacevoli per noi stessi e per la nostra autostima, e che interviene prontamente ogni volta che una fotocamera sbuca all’orizzonte, con risultati talvolta tragicomici. Quante volte vi siete sentiti dire “io in foto vengo sempre malissimo, tranne quando mi riprendono senza che me ne accorga”: questa frase dice tutto! Le prime parti del corpo che tradiscono il disagio sono le mani che si contraggono, gli occhi che sbattono come impazziti e la bocca che si contrae, mangiandosi le labbra: provateci e noterete che automaticamente si irrigidiranno anche le braccia e il collo, trasformandovi in ciò che io chiamo “il tronchetto dell’infelicità”! Come sbloccarlo? Fatelo ridere! Sdrammatizzate la situazione, interagite, provocate, scherzate…e tutto diventerà più facile, per voi e soprattutto per chi sta davanti alla fotocamera. Parlategli…ma non scattate mentre parla, perché quasi sicuramente verrà male! Soprattutto, se volete un bel sorriso o una risata non ditegli mai “sorridi!” o “ridi!” perché il superego lo farà sentire sciocco. Dite piuttosto qualcosa che, spontaneamente, lo farà ridere o sorridere…e tenetevi pronti a scattare al momento giusto. Infine, invitate chi vi sta di fronte a inventarsi una situazione di fantasia, come farebbe un’attrice in un film, oppure cercate di provocare un “pensare positivo”: in un ritratto, i pensieri del soggetto si vedono molto più di quanto si possa credere, sia in positivo che in negativo!

Composizione: alcuni consigli e “quattro parole magiche”:

Quasi sempre, e specialmente quando si fotografa con uno strumento facile, istintivo e immediato come lo smartphone, il nostro percorso mentale è “soggetto – click!”. Cioè, si inquadra e si scatta dopo aver individuato un soggetto, concentrandosi esclusivamente su di esso. In questo modo troppo spesso si perdono di vista due aspetti fondamentali, coi quali in una fotografia avremo sempre a che fare: lo sfondo e i bordi dell’inquadratura. Ed ecco che, senza volerlo, dalla testa del soggetto spunteranno pali della luce, segnali stradali, per non dire di peggio…e lungo il bordo della fotografia compariranno quelle bruttissime “mezze cose” che non c’entrano nulla, non valorizzano l’immagine, distraggono e sporcano la composizione. Quindi, inserite nel vostro percorso mentale pre-click altri due passaggi: “soggetto – sfondo – bordi – click!”, e vedrete come di colpo cambierà il vostro modo di fotografare! Una volta individuato il soggetto (non vale solo per il ritratto), spingete il vostro sguardo sullo sfondo, e vi accorgerete che magari con un piccolissimo spostamento, vostro o del soggetto, potrete collocare quest’ultimo su uno sfondo più “pulito”. Poi, guardate lungo i bordi dell’inquadratura e decidete cosa conviene includere e cosa escludere, oltre a evitare di “amputare” mani e piedi! Quattro parole magiche: soggetto – sfondo – bordi – click!: se vi eserciterete, in breve tempo diventerà una cosa automatica, come cambio, frizione e freno per un automobilista.

Ulteriore consiglio: evitate, inquadrando, di mettere il viso esattamente al centro della foto. Se lo fate, rischiate di ottenere l’ “effetto fototessera”, e il risultato rischierà di essere più statico e banale. Molto meglio decentrare il viso, lasciando più spazio dalla parte in cui è rivolto, o da cui proviene la luce.

Ma non è tutto: non fotografate troppo da vicino, per evitare il rischio di deformazioni tipiche degli obiettivi grandangolari, oltre a incombere eccessivamente su chi vi sta davanti: se potete, “zoomate” il più possibile!

La scelta della luce:

Esistono luci quasi sempre buone e altre quasi sempre sbagliate: il nostro occhio non le nota (perché è collegato col cervello, che ottimizza e corregge in automatico ciò che vede), ma la fotocamera non perdona! Una delle luci peggiori, contrariamente a quello che si pensa, è il sole di mezzogiorno. È una luce molto intensa, che infastidisce e fa strizzare gli occhi (specialmente se chiari), e come tutte le luci che spiovono dall’alto, crea ombre profonde sul viso segnandolo molto: l’arco cigliare fa ombra agli occhi che diventano buchi neri con occhiaie scure, ogni ruga appare più profonda e ogni impurità della pelle viene messa in rilievo.

Peggio ancora se si fotografa in casa sotto una lampadina: stesse ombre, con in più una fastidiosa dominante giallognola, davvero terribile per la carnagione.

Come fare?

Posizionate la persona da ritrarre in un punto dove la luce è morbida, diffusa e avvolgente: se siete in esterni toglietevi dal sole diretto e approfittate della presenza di superfici che ne riflettano la luce sul soggetto (il muro chiaro di un edificio, il cielo, la sabbia, un piazzale…). Questa luce “di rimbalzo” è sempre buona, non infastidisce ed è facile da gestire. Se siete in casa andate vicino a una finestra, purché non vi entri un raggio di sole diretto.

Un trucco da professionisti:

Un semplice cartoncino bianco da cm 50×50 circa, posto in basso e un po’ di lato rispetto al viso riflette su di esso parte della luce, alleggerendo ombre e rughe e creando un piacevole riflesso nella parte inferiore delle pupille, rendendo lo sguardo più vivace. In commercio esistono anche degli appositi pannelli riflettenti pieghevoli, costano poche decine di euro e sono efficacissimi…io per i miei ritratti “beauty” non ne farei mai a meno!

Un’ottima luce fatta in casa:

Se oltre alla foto di ritratto amate il bricolage, potete costruirvi una validissima luce con meno di 10 euro e una ventina di minuti. Ecco la ricetta!

Ingredienti:

  • una torcia a led abbastanza potente
  • una zuppiera di plastica “made in China”, diametro 30 cm circa
  • un cutter
  • del nastro adesivo resistente
  • della carta da forno
  • e del foglio di alluminio per alimenti.

Procedimento:

  • ritagliate sul fondo della zuppiera un foro circolare in cui poter infilare la testa della torcia, incastrandola
  • rivestite internamente la zuppiera con la carta metallizzata
  • incastrate la testa della torcia nel foro in modo che essa spunti all’interno della zuppiera, e fissatela bene col nastro adesivo
  • col nastro, fissate uno strato di carta da forno davanti alla zuppiera

In questo modo avrete realizzato un efficacissimo diffusore a parabola, che potrete reggere e direzionare con la mano libera, mentre con l’altra scattate.

Come procedere con gli scatti:

Alla luce di quanto detto sopra, a questo punto dovreste già essere sulla buona strada! Quindi, ricapitolando ecco la sequenza che vi consiglio di seguire!

  • individuate il soggetto e mettetelo a proprio agio
  • scegliete il tipo di luce e di sfondo, all’occorrenza fate una prova e in caso, cambiate posto
  • ricordate le “quattro parole magiche”: fate attenzione ai bordi, componete bene l’immagine escludendo tutto ciò che distrae o non dà un valore aggiunto al ritratto, evitate di tenerlo al centro del fotogramma
  • scattate più di una foto, e mostratele alla persona che state ritraendo
  • Infine, mentre scattate e soprattutto quando rivedete la foto la persona ritratta si chiederà “chissà come vengo…chissà quanto sarò brutta!”, specialmente se vi fermerete a guardare, ingrandire e meditare sull’immagine senza mostrargliela! Quindi, una volta che avrete applicato le “quattro parole magiche”, scattate e mostrate la prima foto, così capirà come inquadrate e si regolerà di conseguenza. Poi, scattate almeno 20 foto, mentre parlate e sdrammatizzate, senza fermarvi ogni volta per guardare: una serie di ritratti è come un dialogo tra soggetto e fotocamera, e come qualsiasi dialogo se viene interrotto deve essere ripreso da capo! Vedrete che, scatto dopo scatto, la persona davanti a voi inizierà a rilassarsi e si lascierà andare, guidata e rassicurata dalle vostre parole. Quasi sicuramente le foto migliori saranno tra le ultime. Poi rivedetele insieme e, se non siete soddisfatti, rifatene altre, magari con una luce e un’inquadratura diversa.
  • Nel dubbio, tenete l’inquadratura un po’ più larga e poi, se è il caso, ritagliatela successivamente

Se siete arrivati fin qui, significa che amate questo affascinante genere fotografico e non vedete l’ora di mettervi alla prova! Quindi, sceglietevi una “vittima” e mettete in pratica.

A tutti, buon divertimento!

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