SE LE POESIE POTESSERO PARLARE, DIREBBERO “ROMEO GIGLI “

a cura di Alessandro Martinelli

1-Romeo Gigli a cura di Alessandro Martinelli_Magazzino26 blog
Romeo Gigli Fall Winter 1988 adv. Model: Kirsten Owen

Uno dei personaggi più unici e fuori dal coro che la moda abbia mai avuto. Gli esordi, i successi, la crisi aziendale e la rinascita. Un unico comune denominatore: la rêverie .

Durante gli anni ’80 e gli anni ’90, decenni pervasi prima da un aggressivo edonismo e successivamente dall’antifashion minimalista, la ricerca stilistica di Romeo Gigli ha sempre rilevato una forte componente artistica, influenzata da suggestioni provenienti dai suoi viaggi, dalle sue letture e dalla sua passione per culture e mondi lontani.

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Romeo Gigli A/I 1987/88 Photo: Manuel Ferrater – Romeo Gigli A/I 1987/88 Photo: Manuel Ferrater

Il suo lavoro ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario fashion degli ultimi 25 anni: nel 1990 un giovane Alexander McQueen fu suo assistente, il quale apprese da Gigli la capacità di ricreare uno stato d’animo poetico attraverso l’uso di tessuti lussuosi, modelli evocativi e presentazioni cupe. Dries van Noten condivide più da vicino affinità con Gigli, in quanto entrambi apportano al loro lavoro un certo rigore accademico basato sulla storia dell’arte e sulla passione dei tessuti. Le influenze di Gigli – e i suoi metodi atmosferici di incorporare le sue influenze – hanno ispirato recentemente Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli  da Valentino, per la collezione couture di sapore preraffaellita dell’autunno-inverno 2014-15 e la collezione couture bizantina della primavera 2016, mentre Karl Lagerfeld ha denominato “Paris-Byzance”  la sua collezione prefall 2011 per Chanel.

Figlio di un antiquario e di una contessa, ha tradotto nei suoi abiti un ésprit colto e ricco di sfumature, un eclettico metissage nato nell’ambiente raffinato della sua famiglia.

Dopo essere rimasto orfano di entrambi i genitori all’incipit dell’età adulta, decise di abbandonare la facoltà di Architettura di Firenze e cominciare a viaggiare per circa 10 anni, avventurandosi in tutta l’Asia, Sud America e Africa. Per lui è il viaggio è stato una forma di fuga dal dolore e dalla realtà, abbagliato dalla molteplicità di cose da vedere e da conoscere. Cominciò così a raccogliere  tessuti e costumi, che indossava personalmente:nel 1977, il look radicale di Gigli, che comprendeva piccoli pantaloni e giacche realizzati con tessuti indiani e confezionati su misura a Londra, attirò talmente l’attenzione da farlo diventare consulente del sarto Piero Dimitri . Tornato in Italia, ha lanciato la prima collezione indipendente per l’autunno/inverno 1983/1984. Dopo anni di incomprensione, è diventato il simbolo di una nuova corrente della moda, volta a liberare il corpo femminile da forme rigide e strutture obsolete: linee semplici e nette in toni neri e tenui con una qualità quasi monastica, denominate dalla stampa di allora “street-wear minimalista”. Una collaborazione con Carla Sozzani e suo marito gli hanno fornito le risorse per ampliare la sua collezione per le vendite internazionali nel 1985. I suoi lavori del tempo furono spesso paragonati ai nuovi progetti della moda giapponese di allora (capitanata da Yohji Yamamoto, Issey Miyake e Comme des Garçons)

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Romeo Gigli A/I 1985/86. Foto: Rinaldi e Viviani
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Romeo Gigli P/E 1987

Con il passare degli anni, il suo messaggio è divenuto sempre più colto e sublimato:nel 1986, quando Christian Lacroix ha reintrodotto la gonna pouf, di reminescenza tardo-settecentesca, le gonne dirndl di Gigli e gli ingombranti abiti sovrapposti richiamavano invece i contadini francesi del diciannovesimo secolo raffigurati da pittori realisti come Gustave Courbet e Jean-François Millet, traendo ispirazione non solo dalle sagome, ma dalla tavolozza dei colori e dalle trame, con  i morbidi toni della terra con bagliori rossi e blu (come si vede vividamente in “Woman baking bread” di Millet del 1854), la garza arricciata e i lini elasticizzati. Le caratteristiche del design di Romeo Gigli che tanto affascinavano i critici – una facilità di movimento, la sensazione di non imporre un’identità a chi li indossa – erano semplicemente una moderna stilizzazione dei principi del vestito contadino (egualitario, costruito per il duro lavoro e l’usura). Allo stesso tempo i suoi disegni divennero sempre più un equilibrio tra il sensuale e il rigoroso – una nuvola di organza rosso sangue che galleggiava senza peso da sotto una maglia nera, maglioni oversize abbinati a gonne di crepe di lana color terra, ecc… La tavolozza dei colori e la combinazione di toni (argilla e terra, melanzana e nero grigio scuro con l’occasionale esplosione di rosso) riflettevano l’interesse per il lavoro degli espressionisti astratti come i Seagram Murals di Mark Rothko.

I suoi riferimenti erano raramente letterali:  piuttosto che avere un tessuto stampato con un dipinto o replicare gli abiti in un ritratto, Gigli invece ha lavorato per ricreare l’emozione prodotta da un’opera d’arte. Il mood prevalente traeva origine dalla scuola preraffaellita e dai quadri di Rossetti nei colori, nelle vite alte e nelle scollature ritagliate e bordate di pizzo. Le sue silhouettes comprendevano spesso una gonna a bozzolo arrotondato (che Gigli ha descritto come “a forma di cuore”) modellate da soffici chiffons, crepe e voile (elasticizzate in modo da poter rinunciare a qualsiasi struttura interna o cuciture).

 Le modelle che indossavano i suoi capi erano dall’aspetto fragile e dalla pelle bianchissima, di solito senza trucco con un accenno di rossetto pesca sulle labbra, i loro  capelli erano spesso ricci e raccolti come le divinità rappresentate nei quadri di Alma Tadema in modo da accentuare ulteriormente l’aspetto romantico .

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Romeo Gigli P/E 1990 – Romeo Gigli A/I 1994/95
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Romeo Gigli A/I 1996/97 – Romeo Gigli A/I 2001/02

A partire dalla primavera / estate 1987, Gigli fu nominato head designer a Callaghan, che divenne un altro punto di riferimento per la sua esplorazione di questi ideali. Entrambe le linee eranp costruite e giocate l’una con l’altra, fondendo insieme un pathos preraffaellita con elementi indiani, turchi e persiani scoperti durante i suoi viaggi . In linea con le sue origini antiquarie, era affascinato dall’ante romana e bizantina: da bambino, i genitori  lo avevano portato a vedere Pompei e il progetto di una villa rimase impresso sulla sua coscienza. “Le sue linee essenziali avevano comunicato una serenità e una profonda eleganza interiore per così tanti secoli”, amava dire, e volle mettere “la stessa purezza duratura” nelle linee dei suoi vestiti. I suoi modelli per la primavera / estate 1989 sono stati paragonati ai “bassorilievi di un antico affresco romano” con i loro chignon sciolti avvolti in nastri d’oro e gli indumenti macchiati e appiccicosi. Prendendo l’imperatrice Teodora come fonte d’ispirazione per l’autunno / inverno del 1989, nelle mani di Gigli i mosaici bizantini si trasformarono in oro vaporoso leggermente avvolto attorno al corpo e alla testa; un mantello di bozzolo pesantemente ricamato a mano con fili d’oro; leggings metallici dorati sotto una gonna di chiffon fluttuante e top a spalline di pizzo. L’ex provincia bizantina di Venezia è stata l’ispirazione dietro le frange di vetro utilizzate da Gigli per la primavera / estate 1990 – un gesto poetico che ha portato un millennio di storia nel presente.

Sebbene all’inizio del decennio molti giornalisti pensassero che Romeo Gigli sarebbe stato “il disegner degli anni ’90”, gli scarsi rapporti commerciali e l’evoluzione del gusto contrbuirono all’inizio di una lunga fase di declino. Gigli mantenne il controllo della sua compagnia dopo una lunga battaglia legale con i suoi soci d’affari, Sozzani e Donato Maino, nel 1991 (perdendo la sua sede milanese e il suo negozio, che Sozzani trasformò rapidamente nell’iconico 10 Corso Como), ma con sulle spalle un debito paralizzante che lo ha lasciato alla mercé  dei creditori.

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Immagini dalla sfilata P/E 1990

Nel 1999 la Romeo Gigli è entrato con una partnership a far parte della scuderia Ittierre, che una volta quotata in borsa controlla i marchi della moda con la It Holding. La societa’ guidata da Tonino Perna, scrivevano i giornali, acquistò per 60 miliardi il controllo dei marchi che facevano capo a Gigli,ma nel 2004 la griffe passò di mano di nuovo: la It Holding la cedette a Pierluigi Mancinelli, patron della Fratelli Prandina di Schio (Vicenza), azienda di confezioni maschili. Il marchio subì l’ennesimo travaglio in seguito al suo sequestro penale preventivo, avvenuto per il fallimento (dicembre 2008) della societa’ Mood, costituita nel 2004 proprio per gestire in licenza esclusiva il marchio Gigli e le sue 28 declinazioni registrate in Italia e nel mondo. L’astro di Romeo Gigli  è tornato a brillare solo nel 2012 sulla scena della moda, da cui si era allontanato dal 2004, con la collaborazione triennale con Joyce Group, colosso del lusso asiatico con cui lo stilista ha creato una collezione in esclusiva mondiale.

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Romeo Gigli per Joyce
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Romeo Gigli per Joyce

Recentemente, nel 2017,  ha realizzato i costumi per l’opera lirica “Il Dissoluto punito ossia il Don Giovanni”, con le scenografie di Barnaba Fornasetti, andato in scena prima a Milano e poi al Teatro della Pergola di Firenze durante Pitti Uomo.

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Romeo Gigli e il progetto “Eggs”

Il suo ultissimo progetto, presentato a Febbraio durante la MFW, nasce dall’incontro con Giordano Ollari, titolare e buyer del multibrand ‘O ed ex direttore commerciale della IT Holding. La sua linea, composta da 13 abiti da sera, si chiama Eggs, per ricordare le romantiche forme di uovo che contraddistinguono il lavoro di Romeo. Gli outfits sono eterogenei, non seguono un tema ma rappresentano tante storie diverse, fondono maschile e femminile, fiabeschi ma portabili, frutto di un accurato e colto mix and match, nati dall’aver ceduto al grande amore per la preziosa ricercatezza nella scelta della decorazione, mai sottomessa al demone della banalità, ma frutto di predilezioni rare e sofisticate, per dirla con le parole del designer. Tutto è mischiabile, tutto è nero per definire e sottolineare l’essenza e l’importanza della forma, a parte qualche piccolo tocco di rosso e di oro.

Gigli è di nuovo pronto per intercettare desideri, abbattere stereotipi, inventare nuovi linguaggi, modellare sogni.

Welcome back, Romeo!

Photocredits: Instagram and Francesco D’Ambra Archive

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